Abbiamo quasi chiuso il giornale quando arriva la notizia: c’è un incendio da qualche parte (qualcuno dice al centro commerciale, altri alla centrale elettrica), il fumo si vede a chilometri di distanza. Dico addio alla serata in palestra e salto in macchina. Entrambe le soffiate si rivelano sbagliate: sta andando a fuoco un capannone nella zona industriale. Ancora una volta non si capisce bene dove: la polizia locale ci indica una via, i vigili del fuoco un’altra. Va be’, sta a noi indagare, siamo qui apposta.
Gli esimi colleghi del Corriere della Sera, invece, vanno ben oltre. Perché limitarsi a riportare i fatti, aggiungiamo anche una bella nota di colore basata sul nulla:
Ho riletto la frase due volte per essere sicura di non avere le visioni: “Al momento dell’incendio, una decina di cinesi si sono allontanati di corsa, probabilmente temendo i controlli delle forze dell’ordine: di certo non erano in regola con il rispetto delle norme di sicurezza, e probabilmente neanche con il passaporto”.
Certo, chi mai uscirebbe di corsa da un edificio in fiamme? Ovvio che il Corriere ci veda qualcosa di losco.
Il magazzino non era in regola? Sì, no, forse. E chi lo sa? Come se le attività gestite da italiani rispettassero tutte le norme di sicurezza. È già abbastanza grave che lo abbiano suggerito (si sono salvati in corner aggiungendo un “probabilmente”, anzi due), ma scrivere “di certo non erano in regola” è a rischio denuncia.
Non mi avrebbe sorpreso trovare una frase del genere su Libero o Il Giornale, ma vedere che anche il Corriere è arrivato a questi livelli mi rende molto triste.