Si dice che non bisognerebbe mai incontrare i propri idoli e che i programmi che ci piacevano da piccoli non andrebbero più rivisti una volta ottenuta la licenza elementare: si rischia di spezzare l’incanto e rimanere delusi. Ma io non ho proprio saputo resistere alla tentazione e ho approfittato dell’operazione nostalgia messa in atto da La5 per rivedere una serie che pensavo fosse andata persa per sempre: Love me Licia.
L’unica cosa che ricordo della prima messa in onda (erano i lontanissimi anni ’80) è che mi piaceva un casino. Ora, dopo aver rivisto un paio di puntate, a mia discolpa posso solo dire che avevo 7 anni. Definirlo imbarazzante sarebbe riduttivo: i dialoghi sono lenti e sdolcinati (già nell’originale Licia tendeva a farsi delle seghe mentali infinite, ma lì almeno si poteva dare la colpa all’autrice giapponese), la trama è inesistente e gli “attori” hanno la stessa espressività delle polpette cucinate da Marrabbio (che in realtà erano okonomiyaki, ma vai a spiegare al pubblico italiano cos’è un okonomiyaki). Si salvano solo la ricostruzione dell’interno del Mambo, pressoché identico a come appare nel cartone animato, e le battute di Giuliano, le uniche a non causare picchi glicemici potenzialmente fatali per i telespettatori diabetici.
Nonostante tutto, da Kiss me Licia furono tratte quattro serie totalmente made in Italy (Love me Licia, Licia dolce Licia, Teneramente Licia, Balliamo e cantiamo con Licia), più altre quattro nelle quali Cristina D’Avena appendeva la parrucca al chiodo e interpretava, più o meno, la parte di se stessa (lo spin-off dello spin-off, Cologno Monzese come Hollywood). Evidentemente il pubblico gradiva. Ma chi voglio prendere in giro, certo che gradiva: potrei anche stare qui ore a scrivere commenti sarcastici, ma la verità è che non me ne perdevo una puntata e Cristina D’Avena era il mio idolo. Ecco, l’ho detto. Tra l’altro, alcune scene del telefilm furono girate proprio nel mio ridente paesino e mia madre giura che un giorno fu addirittura organizzato un incontro tra i bambini del posto e nientepopodimenoche Mirko e Licia in persona. Solo che alla fine si sarebbe presentato soltanto Mirko, alias Pasquale Finnicelli. Io, ovviamente, non ricordo nulla, e non ho intenzione di indagare oltre.
Detto questo, sarei curiosa di sapere cosa ne pensano i bambini di oggi di un telefilm del genere, abituati come sono a produzioni tipo Hannah Montana o Il mondo di Patty, davanti alle quali la saga low-cost di Licia & Co. sembra una recita dell’oratorio d’altri tempi. Ora che ci penso, però, le nostre recite non erano poi così male…