Archive for the ‘sanità’ Category

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Ridateci Florence Nightingale

venerdì 24 settembre 2010

Dopo lo sfogo di qualche settimana fa, oggi voglio scrivere qualcosa di positivo sul sistema sanitario. E, visto che ne parlerò bene, spero non ci siano problemi se questa volta faccio dei nomi.

Il paziente che avevamo lasciato in una struttura “d’eccellenza” in teoria, ma di standard molto discutibili nella pratica, è stato finalmente trasferito, dopo vari tira e molla che avranno fatto perdere svariate notti di sonno ai familiari: il nuovo ospedale è il Redaelli di Vimodrone. Durante il ricovero presso la struttura-che-non-deve-essere-nominata, la persona in questione era stata messa a letto, attaccata all’ossigeno e, oserei dire, abbandonata a sé stessa. Non riusciva nemmeno a stare seduta. Dopo due settimane di degenza, un fisioterapista aveva decretato che le sue condizioni erano un “blocco da letto”. Ora, io non sono un medico, ma immagino che un blocco da letto si possa superare con della ginnastica riabilitativa. Che dovrebbe essere il pane quotidiano in un reparto di riabilitazione, cioè quello nel quale era ricoverato il paziente. Ma evidentemente ho capito male.

Ad ogni modo, dopo meno di una settimana dal trasferimento, il paziente riesce a stare seduto e in piedi, e credo che fra poco tornerà a camminare. Bisogna ancora lavorare sul controllo delle mani, ma i passi avanti ci sono. In pratica il nuovo ospedale sta riparando i danni fatti dal primo.

C’è una cosa, però, che continuo a non capire: perché gli infermieri non si occupano dei pazienti che non riescono a mangiare da soli? Anche nella nuova struttura la situazione è la stessa, quindi immagino che sia comune in tutti gli ospedali. Certo, ci sono i volontari, ma visto che nell’ospedale “d’eccellenza” si sono presentati un giorno sì e due no, la famiglia si è organizzata diversamente. Ma se ciò non fosse possibile? Se figli, nipoti e parenti vari non abitassero nelle vicinanze o non potessero assentarsi dal lavoro ogni giorno? I tagli al budget impongono forse di ridurre al minimo, o eliminare, anche servizi primari come assicurarsi che i pazienti mangino? Temo di conoscere la risposta, purtroppo.

Fonte immagine: Gazelle Books

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E la chiamano “eccellenza”…

mercoledì 1 settembre 2010

Immaginate uno stato dell’Unione Europea. Immaginate una regione ricca, con un sistema sanitario definito il migliore del Paese. Immaginate un grande ospedale, fiore all’occhiello del suddetto sistema.

Immaginate di andare a far visita a un vostro parente da poco ricoverato nel reparto riabilitazione. Non vi aspettate certo di trovare macchie di sangue sparse un po’ ovunque ai piedi del letto, né matasse di polvere sul pavimento. Ma è esattamente quello che trovate.

Immaginate anche che questo vostro parente abbia dei problemi agli arti, trattandosi di un ricovero nel reparto riabilitazione, e che non riesca a mangiare da solo. Sappiate che non spetta agli infermieri aiutare i degenti o eventualmente imboccarli. Per fortuna nel Paese in questione sono molto diffuse le associazioni di volontariato, una delle quali si offre di gestire la situazione, cosicché la famiglia del paziente possa stare tranquilla, visto che non è possibile assentarsi dal lavoro ogni giorno a mezzogiorno. Per la cena bisogna invece arrangiarsi da sé.

Lieto fine? Niente affatto: il lunedì, primo giorno in cui i volontari dovrebbero prestare il loro servizio, non si presenta nessuno; il martedì ne arrivano due; il mercoledì ancora nessuno. Forse si tratta di una nuova dieta, si mangia a giorni alterni.

Vorrei poter fare nomi e cognomi ma, non avendo raccolto prove (di solito non vado in ospedale munita di macchina fotografica o videocamera digitale), rischierei di essere denunciata per diffamazione. Posso solo sperare che le persone coinvolte abbiano presentato reclamo alla direzione dell’ospedale e che qualcuno, una volta tanto, prenda provvedimenti a riguardo.