Lo ammetto: sono affetta da “Sindrome della Maestrina dalla Penna Rossa”. Non sopporto gli errori di ortografia, di sintassi e le traduzioni maccheroniche. Non pretendo la perfezione assoluta, anche a me capita di perdere qualche lettera lungo la strada o di mettere virgole al posto sbagliato. Ma, appunto per questo, rileggo quello che scrivo. Più di una volta. Abitudine che, a quanto pare, sta cadendo sempre più in disuso.
Stamattina ne ho avuto un’ulteriore conferma. Vedo in metropolitana la pubblicità della mostra “Il Bacio. Tra Romanticismo e Novecento”. Penso: “Interessante…” e mi avvicino per leggere dove si tiene. Noto che lo slogan è stato tradotto in inglese. Finalmente! Forse abbiamo capito che dobbiamo rivolgerci anche ai turisti stranieri. Peccato che la traduzione sia alla “noio vulevàm savoir”:
Fatevi baciare dall’arte – Let you kiss by art
Per citare Homer Simpson: “D’oh!” Perché dobbiamo sempre fare le cose a metà? Perché dobbiamo sempre essere così approssimativi? Non penso di essere l’unica ad essermi accorta dell’errore, possibile che nessuno fra i curatori della mostra l’abbia notato?
Ho assistito a un altro caso di approssimazione ieri sera. Film TV su Rai1: “Sui tuoi passi”. In una delle prime scene, una coppia di genitori parte alla volta della Germania dopo avere ricevuto una telefonata che li informa che il figlio si trova in ospedale. Giunti sul posto, vengono accolti da un funzionario dell’Istituto di Cultura Italiana. Nella scena successiva, un medico e una psicologa, rigorosamente tedeschi (cognome del medico: Werner), entrano nella stanza dove i due poveri genitori attendono notizie e iniziano a parlare, ovviamente in un italiano perfetto.
Si tratta di un dettaglio da poco, lo so, ma credevo che il personaggio del funzionario fosse lì appunto per fungere da interprete. Invece no, scompare subito. Non si vogliono inutili passaggi di traduzione? Inventatevi un medico italiano in trasferta, siamo in piena era di fuga dei cervelli, no? Oppure italo-tedesco, la Germania è piena di figli di immigrati. O anche tedesco che ha studiato italiano, però, per favore, dategli un minimo di accento crucco. Invece no, hanno entrambi una dizione impeccabile.
Ripeto, si tratta di dettagli, sottigliezze. Ma sono convinta che gli sceneggiatori di un telefilm americano ci avrebbero pensato. Noi non curiamo i particolari, pensiamo che tanto nessuno ci farà caso. La maggior parte dei telespettatori non si accorgerà di nulla, ma forse è anche per questo che gli americani hanno il monopolio della produzione cinematografica e televisiva: perché sono dei professionisti e non tralasciano nulla. Noi siamo solo degli artigiani: bravini, ma molto approssimativi.
PS Per chi fosse interessato, la mostra è alle Scuderie del Castello Visconteo di Pavia e dura fino al 2 giugno.
http://www.scuderiepavia.com