Archive for marzo 2009

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L’arte dell’approssimazione

martedì 10 marzo 2009

Lo ammetto: sono affetta da “Sindrome della Maestrina dalla Penna Rossa”. Non sopporto gli errori di ortografia, di sintassi e le traduzioni maccheroniche. Non pretendo la perfezione assoluta, anche a me capita di perdere qualche lettera lungo la strada o di mettere virgole al posto sbagliato. Ma, appunto per questo, rileggo quello che scrivo. Più di una volta. Abitudine che, a quanto pare, sta cadendo sempre più in disuso.

Stamattina ne ho avuto un’ulteriore conferma. Vedo in metropolitana la pubblicità della mostra “Il Bacio. Tra Romanticismo e Novecento”. Penso: “Interessante…” e mi avvicino per leggere dove si tiene. Noto che lo slogan è stato tradotto in inglese. Finalmente! Forse abbiamo capito che dobbiamo rivolgerci anche ai turisti stranieri. Peccato che la traduzione sia alla “noio vulevàm savoir”:

Fatevi baciare dall’arte – Let you kiss by art

Per citare Homer Simpson: “D’oh!” Perché dobbiamo sempre fare le cose a metà? Perché dobbiamo sempre essere così approssimativi? Non penso di essere l’unica ad essermi accorta dell’errore, possibile che nessuno fra i curatori della mostra l’abbia notato?

Ho assistito a un altro caso di approssimazione ieri sera. Film TV su Rai1: “Sui tuoi passi”. In una delle prime scene, una coppia di genitori parte alla volta della Germania dopo avere ricevuto una telefonata che li informa che il figlio si trova in ospedale. Giunti sul posto, vengono accolti da un funzionario dell’Istituto di Cultura Italiana. Nella scena successiva, un medico e una psicologa, rigorosamente tedeschi (cognome del medico: Werner), entrano nella stanza dove i due poveri genitori attendono notizie e iniziano a parlare, ovviamente in un italiano perfetto.

Si tratta di un dettaglio da poco, lo so, ma credevo che il personaggio del funzionario fosse lì appunto per fungere da interprete. Invece no, scompare subito. Non si vogliono inutili passaggi di traduzione? Inventatevi un medico italiano in trasferta, siamo in piena era di fuga dei cervelli, no? Oppure italo-tedesco, la Germania è piena di figli di immigrati. O anche tedesco che ha studiato italiano, però, per favore, dategli un minimo di accento crucco. Invece no, hanno entrambi una dizione impeccabile.

Ripeto, si tratta di dettagli, sottigliezze. Ma sono convinta che gli sceneggiatori di un telefilm americano ci avrebbero pensato. Noi non curiamo i particolari, pensiamo che tanto nessuno ci farà caso. La maggior parte dei telespettatori non si accorgerà di nulla, ma forse è anche per questo che gli americani hanno il monopolio della produzione cinematografica e televisiva: perché sono dei professionisti e non tralasciano nulla. Noi siamo solo degli artigiani: bravini, ma molto approssimativi.

PS Per chi fosse interessato, la mostra è alle Scuderie del Castello Visconteo di Pavia e dura fino al 2 giugno.

http://www.scuderiepavia.com

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Una volta tanto siamo primi in classifica

venerdì 6 marzo 2009

Ammetto che il mondo della finanza è per me quasi un universo parallelo: ne capisco molto poco e rimediare alla mia ignoranza non è fra le mie priorità. Però quando stamattina ho sentito che l’Italia è in cima alla classifica dei Paesi europei a rischio bancarotta, mi sono un po’ preoccupata. Ma come, non era l’Islanda la nazione messa peggio? E la Gran Bretagna, con tutte quelle banche fallite l’anno scorso? Le banche italiane, poi, dovrebbero essere le meno esposte agli effetti della crisi, l’ha detto anche Berlusconi: meno male che i banchieri italiani non sanno l’inglese, così non hanno comprato quelle brutte azioni cattive. Perché adesso ci dicono che siamo a un passo dal tracollo?

In preda a vago senso di angoscia, sono andata a informarmi: non si tratta di una scommessa alla “Una poltrona per due” (anche se verrebbe da credere che gli operatori di Borsa, in realtà, sono solo dei bambinoni che si divertono a giocare coi soldi altrui come se fossero nel bel mezzo di una partita a Monopoli), ma di un pacchetto finanziario della Jp Morgan. In pratica si tratta di un prodotto i cui interessi vengono calcolati in base alla stabilità economica di un Paese, misurata tenendo conto di vari parametri. E, a quanto pare, l’Italia sarebbe sulla buona strada per fare la fine dell’Argentina.

Peccato che in questa “classifica” non rientrino Grecia e Irlanda che, a sentire i superesperti della Jp Morgan, starebbero anche peggio di noi. Grazie tante.

La situazione, dunque, non è così catastrofica. E poi lo sappiamo tutti che gli italiani sono risparmiatori e fanno degli investimenti intelligenti e oculati: prendiamo la FIAT ad esempio, che ha da poco acquistato il 13% di General Motors, un’importante e solida azienda americana leader nel settore dell’auto a livello internazionale, con una lunga tradizione alle spalle e lo sguardo rivolto al futuro.

Peccato abbia appena dichiarato di essere sull’orlo della bancarotta.

Quand’è il prossimo volo per Reykjavik?

Fonti: repubblica.it, corriere.it

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Coco vs Dita: 1-0

giovedì 5 marzo 2009

Frase del giorno: “Non esistono donne brutte, esistono solo donne pigre”, parola di Dita Von Teese, che starebbe addirittura scrivendo un libro sull’argomento.

Mi fa piacere che la signora Von Teese, regina del burlesque ed ex-moglie di Marilyn Manson (complimenti per il coraggio), voglia condividere la sua conoscenza dei mille segreti della bellezza con noi comuni donne mortali, ma avrei apprezzato di più se qualcuno avesse fatto notare che la frase non è proprio farina del suo sacco, ma una citazione di Coco Chanel.

Una svista di poca importanza? Forse, ma in quanto a bellezza, e soprattutto a classe, potremmo imparare molto di più da Coco che da Dita.

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Gioventù bocciata

martedì 3 marzo 2009

Incredibile. Analizzando le pagelle del primo quadrimestre risulta che gli studenti italiani sono indisciplinati (fioccano i 5 in condotta) e vanno male in matematica e inglese.

Sono sorpresa, quasi scioccata. Chi l’avrebbe mai detto? I ragazzi italiani, così educati e tranquilli, che passano il loro tempo libero ad allagare la propria scuola per saltare il compito in classe di greco; loro così attaccati ai valori, loro che mettono l’amicizia al primo posto e se la prendono con i disabili, ma solo in gruppo, meglio se tre contro uno, e rigorosamente armati di videofonino per riprendere la scena e pubblicarla su Youtube; loro che sono talmente rispettosi dell’autorità scolastica da prendere a pugni o pugnalare  – alle spalle – un insegnante per un’insufficienza o un rimprovero.

E la matematica poi. Le facoltà scientifiche delle università italiane hanno sempre moltissimi iscritti, com’è possibile che gli studenti del Bel Paese vadano male proprio nella regina delle materie scientifiche.

Per non parlare dell’inglese e delle lingue straniere. Non mi capacito, perfino all’estero è nota la nostra grande capacità di comunicazione e la nostra profonda conoscenza delle lingue, come dimostrano i commenti che ricevo di solito non appena valico le Alpi (“Sei italiana? Impossibile, non puoi essere italiana: parli inglese!”)

Serviva proprio un’attenta analisi da parte del Ministero per rivelare queste peculiarità. Grazie Mariastella, meno male che ci sei tu ad illuminarci.