Posts Tagged ‘trasporti’

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Una domenica in stazione

sabato 30 aprile 2011

© Hi! comunicazione

Un anno fa, sul mio blog di viaggio berlinese, scrivevo un post dedicato alle stazioni ferroviarie, in particolare alla differenza fra quelle tedesche e quelle italiane. Le stazioni di casa nostra, manco a dirlo, ne uscivano sconfitte su tutta la linea.

Nel frattempo qualcosa è cambiato. Sabato scorso sono andata in Svizzera partendo da Milano. Essendo arrivata in anticipo, ho avuto un po’ di tempo per visitare la nuova zona shopping della Stazione Centrale. L’ultima volta che ci ero stata la maggior parte dei negozi era ancora chiusa e il tutto aveva un’aria alquanto triste; ora sono tutti aperti e finalmente i viaggiatori hanno qualcosa da fare mentre aspettano il loro treno – in perenne ritardo. Ma la vera sorpresa l’ho avuta al ritorno. Solitamente, rientrando da Svizzera e Germania, notavo la differenza abissale con le stazioni d’oltralpe, dove bar e negozi sono quasi sempre aperti e rendono l’ambiente vivace e, soprattutto, danno un senso di sicurezza. Questa volta, invece, appena scesa dal treno, ho avuto la sensazione di essere ancora in Europa. Saranno stati i negozi aperti nonostante fosse Pasqua, o forse la bella giornata di sole, ma è stata comunque una piacevole sorpresa.

Ma c’è ancora qualcosa da sistemare. Le uscite, ad esempio. Io era abituata a prendere l’uscita centrale e scendere in metropolitana da lì. Sapendo che ci sono ancora dei lavori in corso, ho deciso di seguire le indicazioni e mi sono ritrovata ad attraversare tutta la stazione sui tapis roulant. Un giro lunghissimo e inutile. Spero che i nuovi ingressi che porteranno alla metro, al momento ancora in costruzione, ovvieranno a questo inconveniente.

La cosa peggiore, però, è stato il passaggio dalla stazione dei treni a quella del metrò. Appena ho messo piede in quest’ultima sono stata assalita da, nell’ordine:

– puzza di pipì da far venire le lacrime agli occhi
– ambiente buio e sporco
– venditori abusivi e persone che tentano di scroccare qualche spicciolo a chi sta comprando i biglietti ai distributori automatici

Come dire, gli elementi classici che ti mettono addosso quel vago senso di inquietudine e ti fanno appoggiare la mano sulla borsetta, così, per scrupolo. Sono contenta che l’ATM si sia buttata sulle nuove tecnologie e abbia lanciato qualsiasi tipo di servizio per iPhone, smartphone e affini, ma anche comprare un paio di ramazze, qualche flacone di disinfettante e delle lampadine nuove potrebbe essere un investimento utile.

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Piste ciclabili, istruzioni per l’uso

venerdì 31 luglio 2009

Cari ciclisti italiani, avete tutto il mio rispetto. Non deve essere facile saltare in sella a una bicicletta e tuffarsi nel traffico cittadino, zigzagando sprezzanti del pericolo fra SUV, tram e motorini.

Le piste ciclabili, poi, sono più rare degli unicorni, ed è quindi comprensibile che abbiate delle difficoltà a riconoscerne una quando la incontrate.

Lasciate che vi aiuti. Rispondete alle seguenti domande:

1) Accanto alla carreggiata o al marciapiede (NdA: quella parte della sede stradale lievemente rialzata e riservata ai pedoni, divenuta nell’uso comune sinonimo di “parcheggio”) potete vedere una corsia più stretta, di solito completamente vuota?

2) La pavimentazione della suddetta corsia è di colore rossastro e/o riporta il disegno stilizzato di una bicicletta?

3) Sono presenti dei segnali stradali tondi a fondo blu che rappresentano una bicicletta o un uomo e una bicicletta, simili a quelli riportati qui sotto?

Pista ciclabile

Pista ciclo-pedonale

Pista ciclopedonale

Se la risposta ad almeno una delle precedenti domande è “sì”, congratulazioni, vi trovate di fronte a una pista ciclabile! Un percorso tutto per voi amanti delle due ruote, dove siete liberi di pedalare in totale sicurezza, senza il timore di essere travolti da un automobilista burlone che vi ha scambiato per un bersaglio mobile del tiro a segno.

Quindi, per favore, smettetela di piazzarvi in mezzo alla strada e usate quella maledetta pista, costruita con soldi pubblici dopo le vostre continue (e motivate, per carità) lamentele sulla sicurezza delle strade e sulla scarsa considerazione che le amministrazioni locali hanno per i ciclisti. O preferite fare la fine delle paperelle del luna park?

Fonte immagini: Wikipedia
http://commons.wikimedia.org/wiki/Category:Diagrams_of_road_signs_of_Italy

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Eventi e (im)mobilità a Milano

sabato 28 giugno 2008

Uno dei tanti giornali gratuiti distribuiti a Milano, edizione del 27 giugno. Titolone in prima pagina: “Il Boss ci dovrà pagare i danni”. Leggo l’articolo. Il concerto di Bruce Springsteen è finito 22 minuti dopo rispetto all’orario stabilito dal comune, e il solito comitato dei residenti del quartiere San Siro si è dato subito da fare, spedendo in procura le rilevazioni effettuate dall’Arpa, con la speranza di ottenere il pagamento dei danni e bloccare i prossimi concerti previsti allo stadio Meazza.

Ammetto che il mio primo pensiero è stato: “Che razza di rompiballe.” I concerti a San Siro non sono così frequenti, e tutte queste proteste per venti minuti di musica in più mi sembrano francamente eccessive. Poi, però, mi sono ricordata dell’ultimo concerto all’aperto che ho visto all’estero. Alle 11:00 di sera, la band ha salutato il pubblico dicendo che dovevano spegnere tutto, altrimenti gli organizzatori avrebbero avuto dei problemi e sarebbero stati tolti i permessi per altre manifestazioni nello stesso luogo. Che si trovava in mezzo a un parco, lontano dalle abitazioni. Ma le regole sono regole. Soluzione: il concerto è iniziato alle 20:00 (alla faccia del giornalista italiano che scrive “come se un concerto rock potesse andare d’accordo con la luce accesa del tramonto”) ed è finito alle 23:00, cosa che ha, tra l’altro, lasciato al pubblico tutto il tempo di tornare a casa con i mezzi.

E qui si arriva all’altro lato dolente della questione, riportato dallo stesso giornale nella pagina accanto. Il giorno del concerto, l’area attorno allo stadio è stata chiusa al traffico e i fan del Boss sono stati invitati a usare i mezzi pubblici. Tutto molto bello, io lo faccio sempre. Ma solo quando sono all’estero, perché ho la certezza di non rimanere a piedi. I 70.000 in uscita da San Siro, invece, hanno prima avuto la bella sorpresa di non trovare le navette per la fermata della metro di Lotto, e poi quella, ancora più bella, di scoprire che, poco dopo mezzanotte, era passato l’ultimo treno. Per i più coraggiosi c’erano le corse notturne della 90-91, consigliate solo se si sta viaggiando accompagnati da Chuck Norris, per gli altri i taxi e i piedi. Del resto l’ATM aveva detto di “andare” al concerto coi mezzi, mica aveva parlato del ritorno.

Se penso che in Germania, compreso nel biglietto del concerto, c’è anche il viaggio di andata e ritorno con i mezzi pubblici, mi viene da ridere. Per non piangere, ovviamente. E non solo in città come Berlino, dove mi è capitato di prendere un autobus alle 3:30 del mattino per andare all’aeroporto e di stupirmi nel trovarmi fra “gente normale”, pur essendo salita a una fermata vicino a Kreuzberg, quartiere a maggioranza turca; lo stesso vale anche in centri di medie dimensioni come Mannheim (300.000 abitanti circa, contro il milione e 300 mila di Milano): concerto in un palazzetto di periferia, praticamente in mezzo al nulla, ma con una fermata del tram dall’altra parte della strada. Poco dopo la mezzanotte salgo a bordo e mezz’ora dopo sono in albergo, in pieno centro.

Ho provato a chiedere a una persona che lavora nell’organizzazione di eventi, perché organizzatori e istituzioni non tentano un accordo simile anche qui. Diminuirebbe il traffico e la gente sarebbe più invogliata ad andare ai concerti. Mi ha guardata come se fossi un’aliena e mi ha risposto con un semplice “Non si può.”

Complimenti per lo spirito di iniziativa.

Fonte: DNews