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Ricordare sì, ma ricordare tutto

domenica 27 gennaio 2008

27 gennaio: Giornata della Memoria. Puntualmente i telegiornali ci parlano dell’Olocausto e dei campi di concentramento nazisti, invitandoci a “non dimenticare”. Mi fa piacere che almeno una volta all’anno se ne parli, anche se la scelta di mandare in onda uno speciale sull’argomento alle 00:30 non aiuta certo il telespettatore medio. Ma metterlo in “prime time” (“prima serata” non si usa più, non è abbastanza cool) non si può, calerebbe l’audience e gli sponsor non approverebbero.Quello che mi dà più fastidio, comunque, è il costante sorvolare sulle responsabilità italiane. Si tende a dare tutta la colpa ai tedeschi, loro sì che erano cattivi; gli italiani invece, bè, si sa che noi siamo brava gente. Mussolini non era poi così male, come si direbbe di un figlio irrequieto “É un bravo ragazzo, solo che frequenta cattive compagnie.” Perché non ricordiamo che anche qui c’erano le leggi razziali? Perché non ricordiamo che dal binario 21 della Stazione Centrale di Milano partivano i treni per i campi di concentramento?

Date queste premesse sono rimasta per una volta positivamente sorpresa sentendo Enrico Deaglio, direttore del redivivo “Diario”, parlare a “Che tempo che fa” proprio delle leggi razziali fasciste del 1938. Ho fatto qualche ricerca e letto i testi integrali. Se non ci fossero così tanti morti di mezzo verrebbe quasi da ridere, tanto i presupposti sono grotteschi.

L’articolo IV del Manifesto “Il Fascismo e il problema della razza” recita testualmente:

La popolazione dell’Italia attuale è nella maggioranza di origine ariana e la sua civiltà ariana.

Non so a voi, ma a me non risulta che la maggioranza degli italiani siano alti, biondi e con gli occhi azzurri. Ma basterebbe guardare lo stesso Hitler per farsi qualche domandina in proposito: alto un metro e uno sputo, capelli scuri, occhi non proprio cerulei. Sul fatto che fosse di origine ebrea poi le voci si sprecano.

Ma passiamo oltre. Articolo VIII: “È necessario fare una netta distinzione fra i Mediterranei d’Europa (Occidentali) da una parte gli Orientali e gli Africani dall’altra.

Ora, sfido chiunque a distinguere un italiano da un greco o un turco. E ancora, articolo IX: “Gli ebrei non appartengono alla razza italiana.” Ovviamente, e per fortuna, il mio punto di vista dista anni luce da quello delle menti che hanno partorito questo documento, ma io ho sempre considerato l’ebraismo come una religione, non una razza. Se un qualsiasi appartenente alla cosiddetta “razza ariana” si convertisse e diventasse ebreo, cambierebbe automaticamente anche la sua razza?

E per concludere, l’articolo VII, che sembra essere la filosofia di molti politici ancora oggi: “È tempo che gli Italiani si proclamino francamente razzisti.

A questo punto ho avvertito un vago senso di nausea e ho dovuto fare una pausa.

E tutto questo solo nel manifesto programmatico, le leggi razziali vere e proprie impedivano agli ebrei di andare a scuola, di svolgere un gran numero di attività lavorative, di sposare cittadini italiani. Perché loro, a questo punto, non lo erano più.

Sapendo questo, come si può continuare a scaricare la colpa solamente sui nazisti? Noi non abbiamo raggiunto quei livelli di perversione mentale, ma li abbiamo aiutati non poco.

Bisognerebbe ricordare anche questo nel Giorno della Memoria.

Ma probabilmente gli sponsor non approverebbero.